Alla scoperta dei Listening Bar dove incontrare audiofili o solitari in meditazione

Dopo un iniziale articolo comune, tra oriente e occidente, resici conto del grandissimo volume di informazioni che necessitava l’originaria cultura orientale in materia di “Jazz bar”, siamo arrivati alla conclusione della necessità di divisione di questi locali nelle due aree culturali dell’emisfero boreale, per dare una dovuta rappresentazione della declinazione che se ne da a oriente, maggiormente meditativa, e quella che se ne da a occidente, sempre con un maggior occhio al bilancio qualità/business, quando in Giappone il bilancio è completamente spostato sul primo elemento del rapporto, con le conseguenti frequenti chiusure negli ultimi anni.

Quello di cui parliamo qui non è il classico Jazz club con musica dal vivo, genere di locali già diffusa in tutta Europa da decenni e perciò ormai inutile da descrivere in queste pagine.

Qui facciamo riferimento a un locale pubblico in cui si possa a tutte le ore, per clienti molto diversi, poter fruire di un archivio quanto più sconfinato possibile, la collezione musicale del proprietario, suonata attraverso l’elemento che fa filtro su cos’è o non è un Listening Bar, ovvero un impianto High-End normalmente da decine di migliaia di euro. Qui il principale discrimine assieme ai numeri della collezione di vinili, che dovrebbero stare oltre ai tre zeri. Un impianto per un locale di questo genere deve avere dei tratti quasi normativi: altoparlanti da studio, possibilmente di grosse dimensioni, fatti muovere da possenti unità di amplificazione, meglio se valvolare, cui si invii un segnale da una sorgente necessariamente analogica, e qui abbiamo fatto già il cenno al paradosso nell’articolo dedicato ai Jazz Kissa: che in occidente, strizzando l’occhio al pubblico delle discoteche si fa uso pressoché sistematico dei Technics 1200, mentre in Giappone, patria di questi piatti, si usano esclusivamente vecchi giradischi europei, primi tra tutti Garrard, Thorens ed EMT (su questo argomento delle sorgenti analogiche magari prossimamente ci soffermeremo). Se in Giappone come fonti sonore si usano i classici da studio musicale (JBL, Altec Lansing, Tannoy…) già menzionati nell’altro articolo dedicato agli omologhi orientali, in Europa sta andando in uso, con la consueta esagerazione, rivolgersi a costruttori di amplificatori e altoparlanti per discoteca, magari dei migliori, ma ci rendiamo conto che si pone in atto quell’eccesso già introdotto all’epoca delle discoteche dove non si sa, o non si tiene conto che la pressione sonora misurata in decibel, è funzione logaritmica della potenza elettrica utilizzata, e che al passare da 30W per canale (più che sufficienti, specialmente se in uscita da un bel valvolare ad alta corrente) a 300, o peggio a 3000, non si ha, per fortuna peraltro, un equivalente aumento della pressione sonora, ma strumenti alla mano si potrebbe apprezzare l’aumento in decibel in termini di qualche unità. Per fortuna dicevamo sopra, perchè all’aumentare anche di poco di quest’ultimo parametro possiamo andare facilmente in area dannosa per l’udito, senza alcun beneficio peraltro nella fruizione musicale.

Con tutte le dovute differenze, il listening bar è prima di tutto anche da noi un locale in cui la musica viene ascoltata come forma d’arte. Dovrebbe essere un posto dove le persone possono rilassarsi e concentrarsi sulla musica, senza le distrazioni tipiche di un bar o di un locale notturno, anche se i più noti stanno prendendo la piega di essere una sintesi tra un ristorante e un dancefloor. La musica viene solitamente selezionata da un DJ o da un curatore musicale, e viene suonata attraverso un sistema audio di alta qualità. In occidente ha talvolta preso piede la consuetudine che l’esperienza musicale possa essere fruita anche ballando nel locale, se quello che viene suonato è un dj-set elettronico. Ma man mano che si diffonderanno queste situazioni possiamo confidare che aumenti la cultura nella tradizione del Jazz Kissa giapponese e si cerchi di trarre maggiore ispirazione dall’atmosfera intima tipica degli equivalenti orientali.

Tra i generi prevalenti anche in occidente vi è sicuramente il jazz, ma da noi un buon locale da ascolto inserisce tutte le branche non commerciali di musica contemporanea dove si possa offrire alla propria clientela degli ascolti non comuni e dove sia possibile percepire un alto livello di ricerca nello stile e nell’esecuzione: fusion, IDM, balearic, eclectic, freeform, etc… Perciò non deve stupire se alle pareti di un locale del genere si possano trovare appese copertine della leggenda del jazz Sonny Rollins accanto a quelle della leggenda dell’hard core Henry Rollins, o se a fianco a un ritratto della delicata cantautrice newyorkese Suzanne Vega, dovessimo trovare una posa provocatoria del tracotante protagonista della no-wave newyorkese Alan Vega, in una specie di ritratto di famiglia un filo surreale.

In termini di locali di punta del settore, ecco alcuni nomi che fanno tendenza in tutto il mondo:

Bonobo – Tokyo, Giappone: Questo listening bar di Tokyo è uno dei più famosi al mondo ed è noto per la sua selezione musicale di alta qualità. La musica viene selezionata da un team di DJ esperti e viene suonata attraverso un sistema di altoparlanti di alta qualità.

Brilliant Corners – Londra, Regno Unito: Questo listening bar di Londra è noto per la sua vasta collezione di vinili e per la sua attenzione alla qualità del suono. Per il raggiungimento di questa si utilizzano piatti Technics connessi al resto dall’impianto da mixer particolari e come trasduttori i classicissimi monitor “Arden” 15″, quelli che si dice (ma la Tannoy lo dimostrerebbe nel proprio sito, attraverso foto dell’epoca) fossero in utilizzo agli studi di Abbey Road ancora ai tempi dei Beatles e Pink Floyd.

Black Flamingo – Brooklyn, New York: Questo listening bar di Brooklyn è noto per la sua musica disco e house, suonata da DJ di fama internazionale. Il locale dispone di un sistema di altoparlanti di alta qualità e di un’atmosfera intima.

Bar Shiru – Oakland, California: Questo listening bar di Oakland è noto per la sua selezione di jazz e musica soul, suonata da DJ locali. Il locale offre anche una vasta selezione di vini e cocktail.

Iniziate dal secondo 50 se volete vedere immediatamente le immagini del locale

Spiritland – Londra, Regno Unito: Il locale offre cibo e bevande di alta qualità e ospita regolarmente eventi musicali dal vivo. Oltre ad essere un Listening Bar, Spiritland è anche un negozio di HI-FI, specializzato in cuffie e uno studio di registrazione. Un locale che vorremmo anche da noi.

Comprendiamo anche che il Lucky Cloud Sound System, locale che eredita la tradizione dell’idea di Sound System appartenuta alla leggenda del dancefloor David Mancuso, il quale era noto oltre che per la particolare tecnica di mixaggio (o forse di “non missaggio”) dove i pezzi vengono proposti per intero e con una breve pausa tra l’uno e l’altro, per aver impostato ai tempi del Loft un impianto hi-fi mai visto prima, e successivamente nelle sue ospitate internazionali, per presentarsi con una coppia di Linn Sondek dove si recava a suonare. In questo luogo si tengono dei party dove certamente si balla, ma si ascolta tra audiofili e appassionati – in un senso più ampio di quello attribuito a un dj-set dai soliti punter da discoteca – una selezione musicale piuttosto esclusiva.

Una menzione a parte va fatta per un Listening Bar Molto interessante: si tratta del Frissòn Roma – di Luca Quartarone, brillante titolare che dobbiamo ringraziare innanzitutto per essersi incaricato rispetto all’editore giapponese di distribuire in Italia i tre volumi del libro fotografico “Jazz Kissa” del duo giapponese Katsumasa Kusunose e Irene Yamaguchi, missione a noi molto gradita in quanto ne abbiamo acquistati due su tre da lui (mentre il primo abbiamo avuto la fortuna di reperirlo dal negozio inglese “Rare Mags“). Ma a parte questo dettaglio personalistico, va raccontato qualcosa di questo interessante locale, anch’esso in effetti piuttosto debordante da quelli che sono i comuni confini di un Jazz Cafè, ma in un verso a nostro parere in questo caso virtuoso: Quartarone ha inteso il locale come un ambiente interattivo e multidisciplinare, luogo interessante dal punto di vista musicale, ma anche sede per installazioni multimediali, e lavori inerenti alle arti visive. Il locale è talmente intriso di questi ultimi aspetti da somigliare a nostro avviso al bar della Biennale di Venezia, coi suoi colori sgargianti. Questo in virtù della partnership che è nata in questo progetto dal nostro Quartarone con Mario Ansalone, da anni gallerista a livello europeo.

Un’immagine del Listening Bar Frissòn di Roma.

Sitografia:

Articolo dal sito americano “Eaters”

I cinque migliori Listening Bar inglesi secondo il blog di Discogs

Il sito dell’eccellente Listening Bar francese Cafè Mancuso, ovviamente dedicato all’omonimo DJ

Ottimo articolo dall’e-commerce di Hi-Fi Ecoacustic sul fenomeno dei Listening Bar

L’articolo di “In Sheep’s Clothing Hi-Fi” che forse a suo tempo ha dato l’abbrivio al nostro interesse per i Listening Bar

Le (mie) tre divine!

Non si tratta di Gloria Gaynor, Donna Summer e Diana Ross (che assieme a Chaka Khan potrebbero meritare un approfondimento in futuro), e fin dal titolo si capisce che questo articolo, come tutto il blog, non ha alcun carattere enciclopedico, certo è che comunque deriva dall’esperienza di una vita e nello specifico da migliaia di ascolti musicali, perciò è il risultato di un analisi di cui, se già hai letto altre pagine di questo tumblelog, e stai continuando a leggerle, sai che ci si può fidare!

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Early Nineties

Pubblichiamo in questo articolo tre video degli “early ninetees” il cui tratto comune è quello di essere stati dei grandi successi tra il pop e la dance music, tra l’universo MTV/radiofonico e la dance: la grandissima Suzanne Vega coi DNA più due gruppi da catalogare pressoché tra gli one hit wonder, in quanto sono entrambi famosi in particolare per un pezzo ciascuno, pur avendo prodotto successivamente al loro grande successo qualche altra traccia.

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