La Warp Records, il bleep ‘n’ bass e l’IDM

Quello che è accaduto nell’ultimo trentennio in tema di musica elettronica, rivolta prettamente al dancefloor o pensata per ascolti di fronte al proprio hi-fi o alla propria consolle, è certamente dato dall’interazione di innumerevoli soggetti, facenti parte di più scene, ma se dobbiamo citare un protagonista in particolare, più che a un musicista a mio avviso dobbiamo rivolgerci a un’etichetta musicale, la WARP!

Tricky Disco

Etichetta di cui venni a conoscenza nei primi anni ’90 grazie al sound della Magica Triade al Movida di Jesolo, associata alle uscite di gruppi di culto nell’ambito dance, tanto per fare qualche esempio cito qui di seguito le tracce “LFO”, “Tricky Disco” e “Testone”, non è stata la prima ad aver seguito nel mondo le evoluzioni del genere, Transmat e Trax e più ancora la Mute sono progetti specifici dell’ambito elettronico partiti prima, inoltre le grandi etichette generaliste come la EMI erano le stesse che pubblicavano fino ad allora anche i musicisti elettronici, come Jean Michelle Jarre, Brian Eno o i Kraftwerk; ma è stata la capacità di quella che era partita per un breve periodo come “Warped”, salvo poi semplificare il nome come tutti sanno per le complicazioni che all’epoca si presentavano nel pronunciare quella parola al telefono, a dare una cornice coerente, sia dal punto di vista degli artisti selezionati per il proprio roster, sia da quello dell’immagine grafica fatta di scelte cromatiche (vedi le ormai celebri copertine ed etichette apposte sui vinili dal caratteristico color malva) e di minuziose note a margine dei dischi, che portarono l’elettronica, da universo di secondo piano com’era visto dagli appassionati di musica fino ad allora, all’immagine che ne abbiamo oggi, della forma musicale che connota in modo principale la scena odierna, una volta che gli ultimi baluardi del rock, la scena grunge, sono ormai cosa di tanti decenni fa, e i tentativi di rifare il verso “enne” volte a un’ideale scena rock del passato, vedi tanto per fare qualche esempio lampante gli Strokes, gli Interpol, i White Stripes o i Franz Ferdinand, non hanno troppo convinto fino ai loro inizi. Al contrario, la musica che prevede la preponderanza di suoni elettronici, è ormai come sostiene DJ Rupture nel suo ultimo saggio “Remixing” La musica rock dell’epoca attuale, per di più un po’ in tutto il mondo, dal momento che anche nel più disperso villaggio africano un ragazzo può produrre una track al cellulare con Fruityloops.

A tale constatazione era giunto trenta anni fa Gianluca Lerici, conosciuto come Prof. Bad Trip, che nell’intervisto che ho pubblicato nell’articolo a lui dedicato, sostiene, peraltro dopo una militanza attiva in diverse formazioni punk, che dopo aver sentito le prime tracce techno e acid non riusciva più ad ascoltare la musica fatta con strumenti a corde, a fiato o a percussione, che gli suonavano – è proprio il caso di dire – desueti. Percorso analogo lo aveva fatto Leo Mas negli stessi anni, essendo stato anch’egli membro di una formazione punk, dopo aver sentito Acid Trax dei Phuture (la formazione originaria ove militava a metà anni ’80 DJ Pierre) disse che aveva avuto la netta sensazione di sentire qualcosa altrettanto dirompente del punk!

Proprio la Warp ha dato un’immagine di credibilità al genere, e a oggi i principali artisti della sua scuderia sono ormai considerati dei musicisti di riferimento a fianco di quelli più tradizionali anche all’interno delle recensioni delle principali riviste di settore, da Blow-Up, in cui le gesta di Autechre e Aphex Twin sono state seguite con attenzione fin dagli esordi, a Ondarock, passando poi per gli odierni riferimenti on-line specifici della scena elettronica (ormai il fenomeno è ribaltato: questo è il genere principale, e chi utilizza vecchi strumenti meccanici come chitarre, bassi e batterie è divenuto soggetto di nicchia nel panorama musicale odierno), da Factmag a Parkett Channel, da Pitchfork a Rockol. Solo il vecchio portale di Piero Scaruffi (all’epoca dei suoi sei volumi sulla storia del rock il mio riferimento) non ha dato la giusta rilevanza al fenomeno.

Tornando alle origini dell’etichetta, essa è stata fondata nel lontano 1989 a Sheffield, città degli Human League e dei Cabaret Voltaire, da Robert Gordon, Steve Beckett e Rob Mitchell, tre ventenni della città che approfittarono dell’ “Enterprise Allowance”, una norma introdotta dal governo Tatcher che prevedeva un contributo per i disoccupati che avessero aperto un’attività.

Il primo lavoro a carico di quest’etichetta è l’ormai celebre “Track with no name” dei Forgemasters (nome catalogo: Wap1), di cui Gordon stesso era membro, seguono una serie di hit di quello che non sappiamo se e come fosse stato definito allora, ma negli anni a venire verrà prima riscoperto da Simon Reynolds nel suo “Generation ecstasy” / “Energy Flash” a fine anni ’90 e successivamente da altri giornalisti musicali fino a Matt Anniss con la sua doppia opera libro/compilation “Join the future” del 2020 e denominato “Bleep and Bass”.

Questo movimento fu la risposta inglese ai generi elettronici da ballo americani, la house music, l’acid house e la techno di Detroit, a cui gli inglesi risposero con questi “bleep” sopra alla cassa che andavano a mimare scenari elettronici futuristici, come segnali dallo spazio o da remoti calcolatori intenti ad elaborare frequenze audio da inviare a destinazioni misteriose. La suggestione che ebbero allora questi pezzi fu notevole, la ricordo bene mentre da adolescenti la scoprivamo nei principali club di musica elettronica del nord-Italia.

I nomi principali di queste uscite sono ormai leggendari per chi ama questa scena, da Tuff Little Unit a Sweet Exorcist, da Tricky Disco a Black Dog (poi divenuti Plaid) passando per Nightmare on Wax – che pur facendo parte del roster di WARP fin dal principio aveva però uno stile differente tanto da non potersi ascrivere direttamente all’universo bleep – e Unique 3 che mi sento di dover annoverare in questa retrospettiva anche se non pubblicava con WARP, ma di cui la track “The Theme” è universalmente riconosciuta come il primo pezzo Bleep & Bass della storia.

Black Dog – Virtual versione originale

Il primo gruppo a sfondare nelle classifiche furono però gli LFO, prima col singolo omonimo, tra quelli con la ormai celebre copertina lilla, poi con LP “Frequencies”, pietra miliare del genere, di cui come per i Pink Floyd con “The Dark Side of the Moon” e per i Cabaret Voltaire con “Groovy, Laidback and Nasty” (quest’ultimo coevo dell’epoca WARP), possiedo sia vinile che CD.

Senza stare lì a riportare l’intero catalogo, possiamo dire che attraverso la pubblicazione della serie “Artificial Intelligence” la WARP vira nella direzione che l’avrebbe resa grande, quella di lasciare in secondo piano il dancefloor per introdurre quella corrente che sarebbe divenuta famosa come “IDM”, ovvero “Intelligent dance music”, quintessenza dello stile WARP. Tracce dove la cassa è meno o per nulla presente, la forma di stampa che viene presa è l’album in luogo del semplice 12″ e lo stile sta tra il chill-out e la Detroit Techno.

A caratterizzare questa seconda fase sono artisti già citati più i Boards of Canada, altra punta di diamante dell’etichetta, Luke Vibert, Squarepusher, Yves Tumor, Vincent Gallo, Flying Lotus, Mark Pritchard, Oneohtrix Point Never tra i principali.

La WARP si è occupata anche di produzioni video, testimone di questo filone il DVD :

Warp Vision: The Videos 1989-2004

Per concludere questa prima pubblicazione dell’articolo, che andrà in seguito integrato con recensioni e varie, allego l’articolo di Simon Reynolds su Fact Magazine ove il giornalista inglese traccia la lista delle principali track del genere Bleep ‘n’ Bass:

The 20 best bleep records ever made

e a seguire, prima della bibliografia, il link all’evento WXAXRXP in collaborazione con NTS Radio, dove lo scorso 19 giugno 2019 sono stati festeggiati i trent’anni dell’etichetta con 100 ore di musica, selezionando session dei principali artisti della label:

WXAXRXP on NTS Radio

Bibliografia:

Energy Flash – Simon Reynolds – Arcana Editrice

Join the Future – Matt Anniss – Velocity Press

Warp Labels Unlimited – Rob Young – Black Dog Publishing

Il numero di gennaio 2020 di Mixmag che celebra il trentennale della WARP

La puntata di Battiti di Rai Radio 3 su Ex-Machina di Valerio Mattioli

Il sito ufficiale dell’etichetta inglese

Discografia:

partiamo col proporre le tre antologie, pubblicate a ogni decennio compiuto dall’etichetta inglese:

WARP 10+

WARP 20

WXAXRXP

Per ultimo, se voleste immediatamente acquistare qualcuno dei dischi che abbiamo citato in questo articolo, di seguito riporto il sito Bleep.com, l’e-commerce ufficiale della WARP Records.

Electro: elettronica, visioni e musica

La musica techno e house è ormai arte totale. Un importante evento a cura di Jean-Yves Leloup già tenutosi alla Philharmonie de Paris e passato per la 58esima Biennale di Venezia 2019 e successivamente a Londra (nella prestigiosa sede del Museo del Design), si appresta a raggiungere Dusseldorf (al locale palazzo dell’arte), celebrando l’evidente successo dell’ondata dance basata sulla strumentazione elettronica.

Tale stile musicale, essendo stato fin dal principio irradiato da un solo individuo, quasi mai molto appariscente, posto dietro a una consolle, il dee-jay e non più da vistosi complessi od orchestre, ha promosso la partecipazione del pubblico, da spettatore a co-protagonista di quanto accadeva, prima nella discoteca, successivamente nei rave, fino ai grandi eventi degli ultimi anni, ADE (Amsterdam Dance Event) e Tomorrowland su tutti.

Lo Smiley diventa soggetto di un'opera d'arte contemporanea

Untitled (The Endless Summer) – Bruno Peinado – 2007: Pannello composito in alluminio, lacca, taglio CNC, neon, variatore, trasformatore. Edizione di otto esemplari; Courtesy Galerie Loevenbruck, Parigi.

Da situazioni semi (o del tutto) clandestine, la lunga serie di happening, o per certi aspetti eventi mistico-iniziatici accaduti negli anni ha dato luogo a quello che ormai, a partire da questa mostra inserita nella kermesse più importante al mondo, è promosso pienamente come movimento artistico. Tali eventi accadevano nel Regno Unito sotto forma di rave illegali, in Italia (riviera adriatica, tra Riccione e Jesolo) e Spagna (Ibiza in particolare) dentro a locali che erano delle situazioni a volte di legalità sospesa o presa quantomeno un po’ sottogamba. Si pensi che in Gran Bretagna fu promulgata al riguardo una legge specifica, il Criminal Justice and Public Order Act del 1994. Per quanto riguarda l’Italia, vi fu tutta la stagione delle “mamme rock” e delle ordinanze per anticipare la chiusura dei locali.

E’ appurato dunque che sia gli eventi clandestini accaduti nelle campagne inglesi narrati da Simon Reynolds in “Generation Ecstasy“, che quelli accaduti in Italia descritti in questo tumblelog siano passati, da fenomeni da censurare come venivano trattati (e avversati) mentre si sviluppavano, a fatti artistici tout court meritevoli di una postuma musealizzazione.

Dancefloor: Panorama 1987-2017 AA. VV.

Tra gli artisti che hanno contribuito compaiono Jacob Khrist, Soundwalk Collective, Bruno Peinado, Moritz Simon Geist, 1024 architecture e molti altri. Un nugolo di fotografi sono quelli direttamente coinvolti nel fenomeno rave e dance della propria nazione: da Alexis Dibiasio a Olivier Degorce, da Alfred Steffen a Caroline Hayeur, la carrellata di personaggi e di luoghi è estremamente vasta e permette a chi non fosse già addentro di farsi un’idea dell’universo variopinto che dà vita a questo fenomeno. L’opera “Divinatione” del fotografo Jacob Khrist in particolare, vuol promuovere l’evoluzione di Parigi come novella metropoli europea coinvolta nel fermento rave/elettronico internazionale.

Particolarmente interessanti i lavori prodotti dal collettivo 1024 Architecture, François Wunschel, Jason Cook e Pier Schneider, CORE, un viaggio sensoriale e visivo, ove attraverso fibre ottiche, al ritmo del sound di Laurent Garnier si anima uno spettacolo luminoso 3D:

e “Walking-cube”, un prodigioso sistema di automazione, ove una struttura metallica sollecitata da segnali digitali si muove, cambiando forma e dimensioni, emettendo inoltre un suono ritmato molto coinvolgente; lavoro questo in continuità a dire il vero con tutto un filone già visto in scorse edizioni della Biennale piuttosto che della dOCUMENTA di Kassel, e certamente in un’installazione al museo di arte moderna di Budapest di cui eventualmente in futuro darò maggior conto:

Moritz Simon Geist, performer, musicista e ingegnere,  espone un esemplare della sua collezione di robot sonori MR-808 Interactive, che replica il suono della celebre drum machine cui si ispira, la Roland TR-808, strumento principe fin dalla sua creazione per tutta l’house la techno, a fianco della sorella TB 303 le cui linee di basso vennero sfruttate con particolari tecniche per il genere acid house. La 808, come è ovvio, dà il nome al leggendario duo inglese 808 State.

Per quanto riguarda l’edizione veneziana, nel succulento ciclo di conferenze curate da Guglielmo Bottin, oltre alla performance di Bruno Belisimo, all’ottima conferenza di Fabio De Luca, alla presenza di Lele Sacchi (di cui consiglio il recente saggio “Club Confidential”) segnalo come sigillo della manifestazione l’intervento sullo stile “Balearic” e successivo dj set del co-fondatore di questo genere, Leo Mas. In Francia, Inghilterra e Germania la mostra ha compreso nel titolo il nome degli artisti nazionali più noti nel genere, Daft Punk, Chemical Brothers e gli iniziatori di tutto il movimento a Dusseldorf, (in quei Paesi la manifestazione si intitola: “Electro, from Kraftwerk to…” seguita dal nome delle band delle rispettive nazionalità, con l’eccezione della Germania, dove sia chiama semplicemente: “from Kraftwerk to Techno); alla Biennale implicitamente, con la chiusura dell’evento a lui riservata, si è voluta dedicare l’esposizione al DJ milanese celebrando la sua gloriosa militanza. Probabilmente si è preferito non inserirlo nel titolo in quanto personaggio troppo underground per essere immediatamente riconosciuto dal grande pubblico, anche se va detto che Leo è una gloria ultratrentennale nel panorama musicale internazionale, tra le altre cose negli anni ’90, unico periodo in cui abbiamo avuto mega-manifestazioni elettroniche in Italia, è sempre stato l’headliner sia dell’ Exogroove che del Syncopate.

Leo Mas celebrato alla Biennale 2019

Dj eclettico e clubbing alternativo da Ibiza a Jesolo:

Per coloro che si fossero persi sia l’edizione francese, che quella veneziana e anche la tappa inglese, segnaliamo che a dicembre 2021, il nove, parte la versione tedesca al palazzo dell’arte di Dusseldorf (e dove altrimenti), dove il titolo si focalizza sugli eroi di casa già presenti in quelli di tutte le precedenti tappe. Mostra che dura fino al quindici maggio del 2022. Link sulla sitografia.

Bibliografia:

Il booklet della tappa veneziana dell’evento

Generazione ballo sballo – Simon Reynolds – Arcana editrice

A brief history of Acid House “The true story of how a synthesizer accidentally changed the world” – Suddi Raval – Attack Magazine

Join The Future: Bleep Techno and the Birth of British Bass Music – Matt Anniss – Velocity Press

Sitografia:

La pagina della Philarmonie de Paris relativa alla tappa originaria dell’evento

La pagina della Biennale relativa allo specifico evento “Electro”

La pagina della passata tappa inglese dell’evento

La pagina della prossima edizione tedesca

Il sito personale del curatore e produttore veneto Guglielmo Bottin