Un film italiano da non dimenticare: Zeder

L’Italia, per l’arte, il cinema, la musica e la letteratura, ha il grosso difetto di non saper valorizzare il proprio patrimonio. Dagli anni ’60 in poi siamo andati in secondo piano rispetto a inglesi e americani pur non avendo avuto certamente un improvviso empasse, ma avendo perso terreno sulla capacità di promuovere i nostri artisti. Fortunatamente ad esclusione almeno del settore della moda, in cui continuiamo a primeggiare indisturbati, e seguiti non da queste due nazioni o dalla Germania, bensì casomai dalla Francia.

Una delle prove a sostegno della mia tesi, presa proprio dal campo del cinema, è che siamo in debito proprio con un regista americano, Quentin Tarantino, se parte della nostra cinematografia e dei nostri addetti ai lavori sono stati rivalutati negli ultimi anni: è lui che ha finalmente permesso a Morricone di aggiudicarsi l’oscar per la miglior colonna sonora con “The hateful eight” ed è sempre lui che ha tratto spunto dal nostro “Django scatenato” di Segio Corbucci per il suo “Django unchained”, liberamente ispirato, oltretutto affermando in altre svariate occasioni il suo debito per la nostra produzione cinematografica.

Se non foste ancora convinti, andate nella pagina di youtube da dove ho preso il film, e vedrete che è zeppa di complimenti da parte di un nutrito pubblico internazionale, tutti scritti in inglese: non un italiano che si sia filato questa pellicola anche da quando è stata immessa nel tubo e che abbia introdotto un commento positivo! Questo nonostante, a mio avviso, il film risulti a ogni pesantemente datato e caratterizzato da un modo di fare cinema che mi ricorda proprio i momenti davanti alla tv della mia infanzia, ma per esempio le location, Bologna (coincidenza proprio ieri ho visto “Paris Dabar“, altro film girato sempre nella città felsinea), Rimini e l’area della ex-Colonia (questa è una struttura abbandonata a Milano Marittima denominata “colonia Varese”, lascito del ventennio e si dice ancora esistente), sono certamente dei bei luoghi da vedere ogni tanto in alternativa ai soliti rettilinei americani!

In generale perciò, accade che a parte pochi “ricercatori”, il pubblico si orienti (viene orientato?!) a vedere sempre la next big thing, anzichè godere di ciò che ha fatto storia per quella arte! Dal momento che io non rappresento alcun tipo di interesse economico, vi proporrò invece un film di qualche anno fa che conserva degli aspetti molto interessanti: si tratta di Zeder: thriller con gustosi intrecci esoterici, è uno di quei prodotti dell’industria cinematografica italiana d’autore, non vogliamo dire migliore di quello d’oltreoceano, ma certamente ‘diverso’!

I protagonisti sono bei nomi di qualche anno fa, Pupi Avati alla regia, Gabriele Lavia e la bella Anne Canovas i protagonisti e Maurizio Costanzo come co-sceneggiatore.

Sarebbe interessante sapere, oltre all’ottimo Avati, quanto Costanzo abbia potuto contribuire all’opera e da dove ne abbiano tratto gli argomenti… …sarei curioso del vostro parere al termine della visione!!

Inutile anticiparne la trama, se vorrete, gustatevelo (contando sul fatto che non venga presto bannato da coloro che vogliano eventualmente imporne i diritti)!

Svelare l’arcano

Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, affinché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge.

Deuteronomio – 29, 28

Potrebbe sembrare un ossimoro il titolo di questo articolo; è con una certa cautela che vado ad aprire il vaso di Pandora andando a presentare gli argomenti che ho deciso di condividere con te, caro lettore.

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Corsi e ricorsi delle ricerche umanistiche

E’ un po’ di tempo che paiono ripresi dei filoni di pensiero di antica tradizione. Alcuni vorrebbero ascriverli al dopo 12/2012, quando teoricamente dovremmo essere passati dall’età dei Pesci a quella dell’Acquario, ma a una riflessione più pragmatica ci pare di poter dire che il rinnovato interesse per argomenti di spiritualità e filosofici riprendano con decisione, mentre fino a prima c’erano ma sottotraccia, grosso modo in corrispondenza della crisi dell’ultimo lustro.

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