Radiofonografo Brionvega rr-126-fo-st – F.lli Castiglioni

Presento in questo articolo un componente hi-fi, anzi l’integrato più cool di sempre, un unicum nel panorama degli impianti stereo a livello mondiale, che ha solo qualche tentativo di emulazione, declinato in varie correnti stilistiche nazionali, senza alcuna possibilità di starvi a paragone.

Si tratta del leggendario Radiofonografo Brionvega rr126, ideato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, ma voluto dal patron del celebre brand italiano, Giuseppe Brion, famoso per essersi avvalso dei più affermati architetti e designer per i suoi progetti più ambiziosi, dando un’immagine inedita e giunta ormai a fama mondiale a oggetti che fino ad allora venivano considerati dei semplici elettrodomestici passibili di essere riprodotti abbastanza uniformemente in qualsiasi industria dell’emisfero australe.

L’intento di questo articolo è di essere la scheda definitiva su questo apparecchio, dando tutti i dettagli costruttivi del rr-126; in più, il taglio che intendo darne è particolarmente incentrato sulla semiotica e i significanti dell’elemento, che lo rende prezioso e unico, a oggi ancora meritevole di quotazioni maggiori della somma dei componenti separati di un qualsiasi asettico impianto hi-fi anche pregiatissimo (nel gergo si usa l’aggettivo “esoterico”).

Inoltre, periodicamente, proporrò in vendita a coloro i quali fossero interessati, degli esemplari ricondizionati di questa apparecchiatura, pronti ad entrare nei vostri soggiorni o in qualche ambiente pubblico particolare, come la lobby di qualche prestigioso design hotel (o boutique hotel che dir si voglia) o un listening bar.

Il Brionvega rr-126 in dialogo con un antico tappeto persiano

Dopo anni di ascolto e di confronto con diversi guru nazionali del settore, conservo ancora diverse perplessità se il fatto che un componente audio, fin anco un cavo di segnale o persino di potenza, possa fare una differenza nell’esperienza di ascolto di un album o di un pezzo musicale; se esistono queste differenze, possono essere percepite solo qualche da raro umano a cui possiamo dare il titolo di “orecchio assoluto”. Molto più diffusa è la sensazione inconscia per cui il contesto abbia, se non pari importanza, quantomeno un forte influsso sull’esperienza di ascolto (e non solo). Si sa che certi concerti, come certe partite di calcio, assumono diversi tipi di appagamento a seconda dello stadio in cui sono suonati o giocati (in inglese si userebbe lo stesso termine “played”), così come un DJ-set nel disco-bar di qualche albergo dolomitico non potrà mai essere la stessa cosa di uno analogo che avvenga in un club di qualche metropoli cosmopolita, come in una terrazza delle Baleari: perfino il pubblico presente, perciò in definitiva noi stessi, influiamo in quello che ascoltiamo, partendo dal presupposto di avere una stessa identica scaletta. Lo stesso dicasi – ognuno pensi alla propria esperienza personale – di un’opera lirica rappresentata in un’arena di fama e rilievo internazionali rispetto a un teatrino di provincia; è piuttosto noto come i melomani vadano a vedere più volte una stessa rappresentazione in tutta Europa, proprio per coglierne le differenze tra un contesto di ascolto e un altro.

Ecco che l’intuizione del trevigiano Giuseppe Brion di avvalersi di eccellenti designer come i fratelli Pier Giacomo e Achille Castiglioni nel caso del radiofonografo rr-126, risulta ancor oggi quantomai azzeccata, permettendo ai pochi fortunati possessori un’esperienza che oltre parlare all’orecchio, comunica fin da prima che la puntina venga posata sul disco o che la stazione radio venga sintonizzata, una percezione di eccellenza, e credo anche di cosmopolitismo, cui nessun altro impianto riesce ad arrivare a certi animi sensibili.

A questo titolo è emblematico il caso dell’esemplare appartenuto a David Bowie, un rr-126 laccato bianco con evidenti segni d’uso tra l’altro, come è normale che sia per un oggetto di oltre cinquant’anni, assurto agli onori della cronaca dopo essere andato in asta da Sotheby’s l’11 novembre 2016 ed essere stato aggiudicato alla cifra record di 257.000 sterline – l’equivalente al tempo di 298.000 euro (324.000 se consideriamo i diritti della Casa d’aste)! – assieme ad altri oggetti di design e opere d’arte appartenuti al cantante, artista e attore britannico, in una sequenza di quotazioni record a fianco per esempio ad opere di Basquiat, con il dipinto “Air Power” venduto a sette milioni e novantatremila sterline, Auerbach, Hirst con la sua la sua opera “Beautiful, Shattering, Slashing, Violent, Pinky, Hacking, Sphincter Painting” battuta a 755.000 sterline, Erich Hackel con ‘Mannerbildnis’  e oggetti di design progettati da Ettore Sottsass (il cabinet Casablanca e la macchina da scrivere portatile Valentine) e dal celebre Studio Memphis (tra gli altri il celebre Carlton) di cui facevano parte oltre al già citato Sottsass, Aldo Cibic, Nathalie Du Pasquiet, Marco Zanini, George Sowden, Michele De Lucchi e Peter Shire. Nella bibliografia il link alla serie completa dei tre lotti.

Ogni dettaglio dell’rr126 è pensato per esprimere un lusso sobrio e un modernismo equilibrato che lo rende ancor oggi contemporaneo, tanto che il marchio esiste ancora e in una sorta di ritorno alle sue origini, da Milano a Pordenone, appena a est della marca trevigiana, costruisce ancora l’apparecchiatura secondo il progetto dei f.lli Castiglioni. In assoluto possiamo dire che Giuseppe Brion, da buon nume tutelare dell’industria nazionale, esprimendo il genius loci italiano (prendo spunto dal lessico dell’architettura), a un certo punto dello sviluppo della sua azienda, si preoccupa, come recita il titolo del saggio sulla sua opera riportato nella bibliografia, di andare oltre al progetto di prodotto, iniziando con intuizione geniale a progettare l’emozione complessiva legata all’utilizzo del prodotto.

Il radiofonografo Brionvega contestualizzato in un ambiente vintage/mid-century

I punti salienti dello stile del radiofonografo sono le forme antropomorfe, vi si può trovare la parvenza di un volto nell’unità centrale e la parvenza di un corpo nell’intera costruzione del mobile, se non di un essere vivente, quantomeno quella di un ipotetico robot, delle finiture che senza voler essere sciovinisti, possiamo tranquillamente dire che testimoniano lo stile del saper-fare italiano, dei particolari di pregio assoluto, come il telaio di metallo pressofuso, una grande versatilità dell’impianto, che può essere conformato in diverse forme, testimone anch’esso dell’ecletticità del nostro design, e un dettaglio molto sfumato, ma importantissimo, che nel radiofonografo in analisi, il giradischi utilizzato come mero particolare costruttivo è lo stesso che in tutto il mondo viene considerato un componente hi-fi di pregio a se stante, negli originali un Dual o un Garrard, negli attuali un Pro-ject, piegati in questo caso a semplici parti di un insieme di importanza e impatto infinitamente superiori.

Il Radiofonografo è composto da tre corpi in faesite (gli esemplari odierni si presume in MDF o multistrato) con laminato riportato, più comunemente essenza noce Canaletto, ma non mancano esemplari bianchi, come quello appartenuto a Bowie (oggigiorno anche rossi e arancioni) ed è fissato mediante quattro viti metriche un piedistallo in alluminio su rotelle sferiche per spostarlo agevolmente nell’ambiente in cui verrà collocato. L’elemento principale di forma rettangolare comprende i dispositivi d’uso, con ai lati le casse acustiche che alloggiano i trasduttori, progettati in modalità a sospensione pneumatica. I due corpi laterali possono essere staccati e posizionati sia lateralmente che sul blocco centrale, o anche alternati: questa è stata una delle caratteristiche, assieme al basamento su ruote, e al corpo centrale che richiama i tratti di un viso, volute dai F.lli Castiglioni per rendere l’re-126 versatile e ludico.
I dispositivi d’uso consistono in due commutatori rotanti con scala semicircolare, per la selezione della sintonia AM (da 160 a 320KHz per OM e da 520 a 1600KHz per OL) e FM (da 88 a 104 MHz), con, al centro, un indicatore di sintonia a bobina mobile, un commutatore di gamma e di funzione a tastiera (OM, OL, MF, MF/ST, FONO, FONO/ST,CAF, REGISTR), cinque selettori rotanti per la regolazione di bassi, acuti e bilanciamento, volume e livello,
All’interno vi è alloggiato l’amplificatore costituito da 33 transistor, 20 diodi, un raddrizzatore a ponte al selenio. Sono presenti due antenne incorporate per AM ed FM.
Sopra all’elemento principale è collocato nella maggior parte dei casi, come in quello qui presentato, un giradischi Dual talvolta dotato cambiadischi, ma non in questo esemplare e con cambio automatico a quattro velocità e testina in ceramica. Il giradischi è coperto e protetto da un coperchio apribile in plastica fumè. Spesso questo coperchio è deteriorato o mancante, ma fortunatamente l’esemplare in oggetto ne è dotato di un pezzo perfetto.
Sul lato posteriore dell’apparecchio sono presenti tre fessure lunghe e rettangolari. L’ultima sulla destra ha al suo interno una grande rotella dentata in plastica nera che sporge dalla fessura per la regolazione dell’antenna AM.

Il Brionvega rr-126 pronto per un test d’ascolto coi dischi-prova della Technics

Qui sotto un breve reportage della mostra tenutasi nell’aprile 2022 ad Asolo. Per gli appassionati dei prodotti di culto nati sotto l’egida di Giuseppe e Onorina Brion, è senz’altro stato un evento senza precedenti. Abbiamo anche approfittato per un ritorno alla vicina Tomba Brion.

Scheda tecnica:

  • Sintonizzatore radio MF con banda da 87 a 105 MHz
  • Sintonizzatore OM da 520 a 1620 KHz
  • Sintonizzatore OL da 150 a 340 KHz
  • Sintonizzatore FM da 100 a 104 MHz
  • Amplificatore integrato da 20+20W
  • Frequenze riprodotte da 30 a 20.000 Hz
  • Rapporto segnale/rumore > 75 dB
  • 2 ingressi audio DIN per sorgenti esterne
  • 1 uscita audio DIN
  • 1 connessione audio per il collegamento a radiodiffusione
  • 1 uscita audio preamplificata su jack da 3,5 millimetri
  • Altoparlanti a sospensione pneumatica 8 Ohm
  • Alimentazione interna mediante alimentatore 125-160-220v
  • Fusibili posteriori da 2,5A (2 pz), 1A e 0,4A

Componenti montati di altri costruttori:

  • Giradischi Dual 1214 con trazione a puleggia, 33/45 e 78 giri, partenza e ritorno automatici. In alternativa Garrard 2035 T
  • Testina Dual CDS 660 a magnete mobile sensibilità max 10 mV. In alternativa testina Garrard
  • Cambiadischi Dual a 4 velocità (presenti due perni cambiadischi, sia per dischi con foro centrale da 5mm che da 30mm)
  • Il modello in vendita viene corredato di sintonizzatore per web/digital radio (con funzionalità Spotify streaming) Dual mod. IR 3A per aggiornarlo alle ultimissime sorgenti musicali.

Caratteristiche costruttive:

  • Numero di serie: 1106841
  • Dimensioni 1212x649x362mm, mobile assemblato a mano in faesite ricoperta di laminato laccato noce Canaletto o bianco panna con profili color tabacco
  • Piedistallo forgiato in alluminio anodizzato con appoggio a terra su ruote
  • completamente ricondizionato, nel piatto e nella parte amplificatrice
  • cappetta copripolvere giradischi presente e in condizioni perfette
  • prezzo: 6900€ (condizioni del mobile VG+)

Pannello anteriore:

– Indicatore potenza della portante
– Indicatore verde stazione stereo
– Indicatore rosso accensione

– Manopole:

  • Regolazione frequenza (MF)
  • Regolazione frequenza (MA)
  • Regolazione bassi
  • Regolazione acuti
  • Regolazione bilanciamento
  • Regolazione volume
  • Regolazione livello (basso, alto)

– Pulsanti:

  • Int.
  • MA
  • MF
  • MF/St
  • Fono
  • Fono/St
  • Caf.
  • Registr.

Pannello posteriore:

  • Registratore: presa DIN a 5 pin
  • Filodiffusione: x2 prese RCA
  • Destro (6 Ω): presa punto-linea per altoparlante destro
  • Fus (2.5 A. Ist.): portafusibile
  • Antenna MF: presa per il collegamento dell’antenna MF
  • Fus (2.5 A. Ist.): portafusibile
  • Sinistro (6 Ω): presa punto-linea per altoparlante sinistro
  • Antenna MA: presa per il collegamento dell’antenna MA
  • Cambia tensioni: 125/160/220
  • Fus. (0.4 A. Rit.): portafusibile
  • Antenna MA orientabile

BIBLIOGRAFIA:

Il design dei Castiglioni, Ricerca sperimentazione metodo – Dario Scodeller – Corraini Edizioni

Brionvega, progetto l’emozione – Decio Giulio Riccardo Carugati – Electa Mondadori

La scheda del Radiofonografo rr-126 Brionvega appartenuto a David Bowie e andato in asta da Sotheby’s

Di seguito i tre lotti di oggetti di design e opere d’arte battuti all’asta “Bowie collezionista” tenutasi da Sotheby’s l’ 11/11/06:

Mentre questo slideshow è parte della serie di oggetti battuti all’asta, tra cui ovviamente, anche il Radiofonografo rr-126 di Brionvega

P.s.: tra gli aspetti salienti della storia del commendator Brion, vi è la sua particolarissima sepoltura in terra natia a San Vito di Altivole, ove sorge nel cimitero comunale un mausoleo progettato dall’architetto Carlo Scarpa (e ove anch’egli dorme il sonno dei giusti) voluto dalla moglie Onorina dopo la dipartita di Giuseppe, e in cui oggi giace anche lei: la celebre “Tomba Brion”, considerato il capolavoro dell’architetto veneziano. Elemento di tale pregio che in questa sede vi accenno solamente e che sarà con tutta probabilità trattato in un apposito articolo, nella sezione “mete” di questo tumblelog.

P.p.s.: nei prossimi giorni riorganizzeremo i contenuti in questo articolo suddividendolo in due unità.

VESTAX Mixstation AA-88

Andiamo a presentare in questo articolo un componente audio molto speciale: la Mixstation AA-88 di Vestax.

Prima di descrivere l’integrato in oggetto sarebbe opportuno presentare il brand, glorioso e allo stesso tempo piuttosto controverso, a partire dalla scelta di marketing fatta fin dagli inizi, ovvero quella di rivolgersi esclusivamente a musicisti in un primo tempo e poi solo ai dj, senza inserirsi nel gigantesco ambito “consumer”, da dove si presume i concorrenti, Pioneer e Matsushita-Panasonic abbiano ricavato in questi anni la gran parte dei rispettivi fatturati, con progetti molto più semplici ed economici di quelli che giocoforza bisogna proporre ai professionisti.

Vestax inizia la sua avventura nel 1977 e la termina nel 2014, non riuscendo perciò a durare neanche quattro decenni pieni. In questi anni inserisce bellissime apparecchiature e di livello assoluto, assieme ad altre idee che hanno fatto letteralmente irritare diversi fan del marchio, giradischi basculanti, altri a forma di chitarra elettrica, macchine per incidere dischi in piccola scala dal costo comunque elevato, e non ultimo il mixer che prendiamo qui in esame, di cui molti si sono chiesti il perché della presenza di un registratore MiniDisc, ma soprattutto di un sintonizzatore radio. Diciamo che in questo caso la proposta di “Active Audio” del costruttore, così si chiamava la linea di cui facevano parte anche il mixer PMC 01A, la consolle compatta CDX-12 e gli altoparlanti VRM-1 è stata poco compresa dalla clientela (oltre che spinta in modo non troppo convinto dal brand), mentre ritengo che per un mercato di nicchia fosse in potenza molto apprezzabile.

Fanno venire parecchi dubbi anche i nuovi mixer e amplificatore della rediviva StpVestax, che da qualche anno propone questi due singoli componenti (che dal vero hanno visto in pochissimi) a prezzi ufficiosi talmente elevati da ritenersi difficili da considerare anche in una mega-discoteca, ma questa è un’altra storia. Vediamo ora invece la Mixstation AA-88!

Apparecchiatura multifunzionale per eccellenza, si compone in un’unica unità integrata di:

  • Lettore CD con controllo del pitch +/- 8%
  • Lettore/registratore MiniDisc
  • Radio con bande differenti a seconda del Paese di destinazione
  • Pre-amplificatore/mixer a tre canali
  • finale di potenza da 2×15 watt

Ma è dal punto di vista stilistico che questo esclusivo integrato si distingue da qualsiasi apparecchiatura di produzione/riproduzione musicale: non vi è infatti nessun componente professionale, né alcun home hi-fi che abbia in comune gli aspetti stilistici della Mixstation, anzi se vogliamo la AA-88 prende finemente spunto da entrambi i mondi e dosa gli elementi in maniera così raffinata da proporre un design completamente inedito. Lo possiamo solamente associare per dimensioni e qualche nota esteriore al super-mixer PMC-60, di alcuni anni anteriore, di cui per inciso possiamo riferire da fonti ben informate che un esemplare fosse stato scelto nientemeno per la consolle del Cocoricò di Riccione (io di quella discoteca frequentavo il Titilla, il privè house, e il morphine, la zona chill out; dalla sala grande ci sono solo transitato raramente, la gabber che suonavano all’interno mi disgustava).

Vestax PMC-60 Professional mixing controller

Le dimensioni fuori-standard, più largo e più profondo dei comuni hi-fi da rack domestico prende spunto dall’ambito dei mixer professionali, il PMC-60 appunto, il mondo TASCAM etc., così come l’inclinazione dei magnifici display dai caratteri retroilluminati azzurri, il palissandro massello utilizzato per i fianchetti del mobile, il mobile formalmente diviso in due unità, descritte dalla scanalatura orizzontale presente nella facciata, e le due gradazioni di verniciatura color champagne, lo rendono di un’eleganza senza paragoni.

Quasi profetica la suddivisione nei due blocchi, che ricalca quella che sarebbe stata attuata venti anni più tardi con l’uscita (si fa per dire, visto che dal vero credo non li abbia visti ancora nessuno) dei due componenti separati Phoenix e Starling del rinato brand StpVestax.

Sul retro, in alto a sinistra un’ampia serie di ingressi permette di connettere al mixer/pre-amplificatore varie unità fra cui ovviamente i giradischi (vi sono due ingressi phono) e sulla parte posteriore destra si presenta anche un bel dissipatore passivo per raffreddare la sezione di amplificazione; anche se l’AA-88 emette soli quindici watt per canale, dobbiamo tener conto che il finale è integrato a sintonizzatore, registratore/riproduttore mini-disc, lettore-cd e mixer.

Questo pre-ampli/mixer, da approfondite ricerche svolte negli ultimi anni, che mi hanno portato con molti sforzi anche economici a recuperarne tre unità (oltre alla probabile unica coppia disponibile al mondo di diffusori VRM-1, sempre dello stesso marchio), fu prodotto e commercializzato dal 1996 al 1999 dal celebre produttore giapponese specializzato per le attrezzature da disk-jockey e con il pallino per i progetti fuori dagli schemi, a un prezzo attorno alle 1300£/1900$; pare che la AA-88, a causa del valore molto elevato, oltre che a delle dimensioni fuori-standard e a una certa delicatezza data dalle finiture pregiate, sia stata prodotta in pochissime unità. Dai dati recuperati, ritengo che le AA-88 esistenti in tutto il mondo siano in un ordine di grandezza tra le venti e le trenta unità, in prevalenza in Giappone e negli USA e quelle oggetto di compravendita tra collezionisti negli ultimi due lustri a livello planetario, starebbero a quanto pare entro le dita di una mano.

La Mixstation Vestax AA-88 abbinata ai monitor VRM-1

Le prestazioni sono di livello “state-of-the-art” e la presenza dell’apparecchio in un ambiente è di assoluto rilievo, perciò desidero condividere con tutti voi la conoscenza di questo meraviglioso mixer, eguagliato solo dal modello Phoenix (indicativo anche nel nome della rinascita del brand dopo il fallimento del 2014), affiancato dal finale Starling, per un’accoppiata che andrebbe a sostituirlo (in parte, dato che non presentano né sintonizzatore, né strumenti di registrazione di alcun tipo) a prezzi stellari oltreché ufficialmente non noti, si dice tra i diecimila e i ventimila euro per la coppia.

Bibliografia:

Articolo da hifiaudiovintage.

Il sito della rediviva stpVestax

La scheda sul database gearogs

La scheda degli altoparlanti VRM-1 su gearogs

La scheda della cuffia monofonica KMX-3 su gearogs, ideale complemento del mixer AA-88

Articolo su DJMag sul nuovo mixer Phoenix che ne attesta il prezzo