Blade Runner vs Blade Runner 2049

In questo articolo confronteremo gli esiti dei due capitoli ispirati dall’opera di Philip K. Dick “Do androids dream of elettric sheep”, racconto distopico basato sulla prospettiva che in un futuro l’umanità possa produrre e disporre, anziché ‘solamente’ di forme di intelligenza artificiale come ci accingiamo a quanto pare effettivamente a dotarci, di replicanti, come vengono definiti nel film (ma in altri casi più spregevolmente ‘lavori in pelle’) del tutto analoghi all’essere umano, tranne ipoteticamente che nelle emozioni; altrettanto ipoteticamente nei propositi dei costruttori, nel primo capitolo la Tyrell Corporation, nel secondo la Wallace Industries, questi replicanti dovrebbero essere completamente asserviti alle esigenze degli umani.

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Human Traffic

La pellicola che presentiamo oggi, si chiama Human Traffic. Il giorno di Ferragosto (data in cui scriviamo l’articolo) era il giorno più di ogni altro nell’epoca dei club house in cui il nomadismo verso le discoteche arrivava al suo apogeo!

Il film, piccolo cult di fine anni ’90, racconta questo mondo, utilizzando come veicolo le vicende incrociate dei suoi protagonisti.

Se dobbiamo dare un parere sulla pellicola, il giudizio è complessivamente positivo, commedia che scorre liscia con qualche momento esilarante, e tra i personaggi figura anche una comparsata nientemeno che di Carl Cox nei panni del tipico boss della discoteca dove confluiscono i protagonisti, ma non possiamo dire che il clubbing in questo film sia elevato a religione, diversamente, è l’habitat neanche tanto esclusivo (in parallelo per tutto lo svolgimento dei fatti ai pub) dove i giovani protagonisti vivono le loro vicende. La narrazione popolare di questa produzione britannica è nel solco di molti altri film generazionali del periodo, primi tra tutti Trainspotting e Billy Elliot e mettiamoci anche svariati lavori del leggendario Ken Loach e pure Guy Ritchie, con i protagonisti che si muovono tra foschie e abitazioni di mattoni scuri e le miserie della working class inglese, non troppo diverse da quelle delle altre nazioni, a meno forse di un’inclinazione alla cagnara non sappiamo se vera o un po’ romanzata.

Il mondo delle discoteche di tendenza e dei rave, pur avendo raggiunto dimensioni considerevoli, a vedere anche da quest’unica testimonianza cinematografica, non è mai diventato un fenomeno abbastanza noto da incoraggiare i produttori a prenderlo con la dovuta attenzione, come era successo per la precedente ondata degli anni ’70, con i vari ‘Saturday night fever’ e i successivi ‘Studio 54‘ e ‘The last days of disco‘. Prima di lasciarvi alla visione di Human Traffic vi segnaliamo solo la disponibilità di numerosi documentari e libri sul fenomeno, che andiamo in fondo a questo articolo a elencarvi; ma ora gustatevi il film oggetto di questo articolo:

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Se poi il film vi avesse preso bene potete dirvi fortunati, pare che sia in produzione proprio in questo 2016 il sequel, lo si evince da questo tweet di Danny Dyer:

A oggi, otto ottobre 2019, possiamo dire che la precedente promessa da parte del regista, se non del tutto mantenuta, è in dirittura di arrivo (a riprova anche che il sito viene continuamente aggiornato). Da diverse fonti si ventila dell’imminente uscita del sequel, consigliamo a chi fosse interessato di seguire la pagina Facebook relativa al progetto, che viene aggiornata spesso anche negli ultimi giorni:

https://www.facebook.com/HumanTrafficRevolution

Bibliografia:

Traveller e raver

Club Confidential

Generazione ballo sballo

Le Monde de Paul Delvaux

A qualche intenditore particolarmente sensibile farà piacere ritrovare tra le pagine di questo tumblelog una chicca rarissima e misconosciuta come questa, il breve film sull’artista belga di Henri Storck (un tripudio di erotismo in chiave surrealista appunto, come nello stile dell’artista belga), musicato da André Souris!

Signore e signori, buona visione!

Il film più pazzo di sempre, ma è Helzapoppin!!!

Questo film vale più la pena di vederlo che di parlarne, anzi vale più la pena di ridere che pensare a come questa pellicola del 1941 sia il riferimento per tanti film ed esperimenti di demenzialità succeduti negli anni a venire (anche se esso stesso è figli di tanta comicità americana, a partire dalle follie iperboliche dei Fratelli Marx, ma certamente il regista, Henry C. Potter non era a digiuno dell’opera di Buster Keaton, Charlie Chaplin e Stanlio e Ollio). Tra gli esempi di coloro che senz’altro devono aver tratto ispirazione da questa pellicola, mi vengono in mente i Monty Python e direi certo cinema americano postumo, tra cui John Landis e Mel Brooks. Senza fare ulteriori premesse, non necessarie per fruire delle scene di questa pellicola, datovi il minimo contesto, inserisco qua sotto il film in italiano, sperando che rimanga attivo il più possibile prima di eventuali annullamenti per questioni di diritti…

…buona visione!!!

Helzapoppin – film ITA 1941

Un film italiano da non dimenticare: Zeder

L’Italia, per l’arte, il cinema, la musica e la letteratura, ha il grosso difetto di non saper valorizzare il proprio patrimonio. Dagli anni ’60 in poi siamo andati in secondo piano rispetto a inglesi e americani pur non avendo avuto certamente un improvviso empasse, ma avendo perso terreno sulla capacità di promuovere i nostri artisti. Fortunatamente ad esclusione almeno del settore della moda, in cui continuiamo a primeggiare indisturbati, e seguiti non da queste due nazioni o dalla Germania, bensì casomai dalla Francia.

Una delle prove a sostegno della mia tesi, presa proprio dal campo del cinema, è che siamo in debito proprio con un regista americano, Quentin Tarantino, se parte della nostra cinematografia e dei nostri addetti ai lavori sono stati rivalutati negli ultimi anni: è lui che ha finalmente permesso a Morricone di aggiudicarsi l’oscar per la miglior colonna sonora con “The hateful eight” ed è sempre lui che ha tratto spunto dal nostro “Django scatenato” di Segio Corbucci per il suo “Django unchained”, liberamente ispirato, oltretutto affermando in altre svariate occasioni il suo debito per la nostra produzione cinematografica.

Se non foste ancora convinti, andate nella pagina di youtube da dove ho preso il film, e vedrete che è zeppa di complimenti da parte di un nutrito pubblico internazionale, tutti scritti in inglese: non un italiano che si sia filato questa pellicola anche da quando è stata immessa nel tubo e che abbia introdotto un commento positivo! Questo nonostante, a mio avviso, il film risulti a ogni pesantemente datato e caratterizzato da un modo di fare cinema che mi ricorda proprio i momenti davanti alla tv della mia infanzia, ma per esempio le location, Bologna (coincidenza proprio ieri ho visto “Paris Dabar“, altro film girato sempre nella città felsinea), Rimini e l’area della ex-Colonia (questa è una struttura abbandonata a Milano Marittima denominata “colonia Varese”, lascito del ventennio e si dice ancora esistente), sono certamente dei bei luoghi da vedere ogni tanto in alternativa ai soliti rettilinei americani!

In generale perciò, accade che a parte pochi “ricercatori”, il pubblico si orienti (viene orientato?!) a vedere sempre la next big thing, anzichè godere di ciò che ha fatto storia per quella arte! Dal momento che io non rappresento alcun tipo di interesse economico, vi proporrò invece un film di qualche anno fa che conserva degli aspetti molto interessanti: si tratta di Zeder: thriller con gustosi intrecci esoterici, è uno di quei prodotti dell’industria cinematografica italiana d’autore, non vogliamo dire migliore di quello d’oltreoceano, ma certamente ‘diverso’!

I protagonisti sono bei nomi di qualche anno fa, Pupi Avati alla regia, Gabriele Lavia e la bella Anne Canovas i protagonisti e Maurizio Costanzo come co-sceneggiatore.

Sarebbe interessante sapere, oltre all’ottimo Avati, quanto Costanzo abbia potuto contribuire all’opera e da dove ne abbiano tratto gli argomenti… …sarei curioso del vostro parere al termine della visione!!

Inutile anticiparne la trama, se vorrete, gustatevelo (contando sul fatto che non venga presto bannato da coloro che vogliano eventualmente imporne i diritti)!