Andiamo a trattare l’importanza del media “flyer” nell’universo dei fenomeni underground.
In particolare ci occupiamo di quello che hanno significato in un caso emblematico, la propaganda tramite questo mezzo di comunicazione (assieme al passaggio di informazioni verbali) e la scelta stilistica adottata per i locali lanciati dal leggendario art-director Vasco Rigoni.
Non meno di altri aspetti, anche la grafica utilizzata per i flyer del Movida (ma anche del Macrillo, del Ranch, del Pachanga, del Gilda e del Musikò) ha inciso sull’immagine di locale di tendenza e di ricerca. In un’epoca in cui non vi erano cellulari ne tantomeno gruppi o eventi su facebook, questo tipo di mezzo aveva una grande importanza e contribuì in una certa misura a veicolare la comunicazione della direzione artistica e a far spiccare il locale tra gli allora più di venti presenti solo a Jesolo (oltre a quelli delle vicine Lignano e Bibione, per non parlare della concorrenza della riviera romagnola).
Ognuno può cogliere differenti piani di lettura nel lavoro fatto per gli inviti di queste discoteche, dal semplice utilizzo di immagini dal gusto “bizarre” per definire il taglio trasgressivo dei locali ideati da Rigoni al più fine richiamo in alcuni casi al gusto della grafica dada-punk di Neville Brody, fino ai suoi diretti ispiratori, primi fra tutti quelli delle avanguardie artistiche russe del ‘900.
In ogni caso la serie di immagini che vi proponiamo, è di sicura grande suggestione. Buona visione!
Inizi non troppo entusiasmanti dal punto di vista grafico questi del Macrillo, ma va considerato che eravamo nel 1988. Unici elementi di spicco i colori fluo tipici allora degli zaini Jolly della Invicta e degli Henry Lloyd. Inoltre campeggia nell’immagine lo ‘smiley’, simbolo dell’acid house a quanto pare preso dalle pasticche di ecstasy!La grafica è spartana che più non si può, fa pensare a una vecchia tipografia che la elabora senza passare per lo studio grafico. Vale però tutte le successive dato che è quella della serata di apertura!Grande eleganza per questa elaborazione, tra il dinamismo dell’immagine e la scelta cromatica, che vira rispetto al classico mix bianco-nero-rosso per la scelta di una tonalità bordeaux!Locandina minimale e un po’ inquietante! Ma di effetto! Pet sematary reloaded?!?Atmosfera “fetish” per questa immagine, allude a un universo eccentrico e anticonformista, cogliendo in pieno l’essenza del Movida degli esordi!Immagine in stile “glamour” tipica dei servizi fotografici nelle riviste di lifestyle internazionale, come Vogue, Moda, Max e The face. Denotava la prerogativa del Movida di essere una discoteca di tendenza per definizione.Qui la citazione ai magazines internazionali, in particolare a Vogue è resa evidente dall’impostazione del flyer con gli ospiti incolonnati come si fa coi titoli e dall’utilizzo dello stesso font usato per il nome dal mensile internazionale in copertina. L’uso dei soliti tre colori sulla parte “copertina frontale” è doveroso per rimanere nel solco della grafica di qualità. Azzeccata l’immagine ‘rubata’, dove il modello si volta a guardare… …le piramidi!L’abc dello stile grafico di Neville Brody. L’immagine stilisticamente è quella che andava nei fashion magazine a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, i colori sono il classico mix rosso, bianco e nero delle avanguardie russe, El Lissitzky in particolare!Dietro agli occhiali scuri possiamo intravedere una Madonna all’epoca star totale e con gli allora appena usciti Vogue ed Erotica, esploratrice degli scenari del night-clubbing. La bocca rifatta con un semplice colpo di pennarello richiama le forme di quelle delle bambole gonfiabili da sex-shop, ecco che assieme al fumetto recante un moto di stupore, la foto così trattata diventa immediatamente allusiva!Immagine ispirata – o tratta – dall’immaginario guarda caso dei primi anni ’90 (il Movida si riconferma sempre contemporaneissimo) dove i più celebri fotografi, Newton e Avedon tra tutti, immortalavano Claudia Shiffer, Cindy Crawford e compagnia (anzi le due modelle di schiena sembrano proprio loro)!Locandina minimal, sia nei colori che nell’impostazione grafica. In ogni caso l’accostamento del giallo vivo col nero (declinato in questo caso in un grigio antracite) comunica molto, assieme al logo esoterico delle piramidi e alla scelta dell’uso dell’inglese (in quegli anni non ancora comune in Italia), nonché del termine “issue” (edizione) mediato dalla stampa internazionale dell’epocaAnche qui un bianco e nero “trattato” inserendo il giallo come sinonimo di vitalità, estroversione, spiccata immaginazione e tendenza al rinnovamento. Presenza del nude-look all’interno di immagini glamour e modaiole e di situazioni sessuali non convenzionali.Colore rosso vivo in una cornice black che lo fa spiccare al massimo, che assieme al soggetto del peperoncino comunica passione e sensualità.Un bianco e nero glamour e minimal in questa immagine. Perfetto!Stile romantico e raffinato per questa locandina.Musica dallo spazio!Citazioni della rivista cult “The Face” e al lavoro grafico di Neville Brody sono individuabili nella scelta stilistica del logo della Dance Floor Corporation.…spiritoso questo flyer del Pachanga, semplice e al tempo stesso molto eloquente; il messaggio più o meno è questo: al Pachanga anche la tranquilla Olivia diventa un po’ pazza!Questa locandina all’apparenza persino un po’ trash, cita in realtà ad arte un leggendario video di Grace Jones.
Slave to the Rhythm – Grace Jones:
…e chiudiamo in bellezza con questa immagine retrò (che giocava col fatto che il locale fosse al contrario un club di musica d’avanguardia)!
Per finire, abbiamo da poco ritrovato queste immagini troppo emblematiche per non essere inserite in questo articolo: nel primo caso siamo nelle Marche a Gradara, sempre a cavallo degli anni ’80/90, sempre un glorioso after hour, con grande proposta musicale e clientela anticonformista. In molti avrete già capito che stiamo parlando del leggendario Club dei NoveNove!
Per quanto riguarda la grafica in uso non servono molte parole, sembra essere uscita dal computer di Neville Brody in persona!!!
Nel secondo caso a Bologna, colori e font sono indiscutibilmente gli stessi sopra, quasi fosse un’unica agenzia a quel tempo a occuparsi di tutti i club, ma in realtà questo uniformarsi allo stile di Brody rende l’idea di quanto influente sia stato il suo lavoro nella grafica dell’epoca:
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