Vogliamo, nella sezione arti in generale, ma nello specifico in questa, trattare le forme meno comuni, quelle che forse hanno qualcosa in più da dirci su come si muove l’arte contemporanea.
In questo articolo vi presentiamo l’opera “Cloaca” del belga Wim Delvoye, esperimento new-dada che senz’altro ha qualche debito con la “merda d’artista” di Piero Manzoni.
A nostro parere l’opera, oltre a tutto ciò di cui può venir accusata, ovvero di essere solo un’astuta mossa di marketing attraverso la provocazione e la citazione, o semplicemente una follia dada e quant’altro, vuol far riflettere sul livello inquietante del progresso e della conoscenza della macchina umana. L’installazione vuole anche paragonare il nostro apparato digerente a un qualsiasi impianto industriale, evidenziando come ogni ciclo di produzione energetica e materiale, inizia con l’immissione della materia prima e termina con l’espulsione di scorie. Semplice ma geniale!
Nell’associare, come si vede dal filmato, i colori, il font e le forme di un noto brand del settore automotive, l’artista vuole accostare quantopiù l’idea espressa sopra, ma alzando il tiro, egli asserisce che non sono tanto i rifiuti il prodotto industriale da associare alla materia fecale, quanto tutto il capitalismo nel suo complesso; questo evidentemente non per una precisa analogia, ma evidentemente perché per Delvoye il nostro sistema di vita è disgustoso tanto quanto.
Per il fatto che uno degli aspetti dell’arte più importanti a nostro modo di vedere sia quello di generare riflessione, vi invitiamo, come del resto in tutto il blog, a inserire il vostro parere (sempre civilmente) nei commenti!