“è la tecnologia sposata con le arti, sposata con l’umanistica che porta ai risultati che fanno battere il nostro cuore”
Steve Jobs
Alvin Toffler, Osho, David Bowie, Juan Atkins, Derrick May, Brian Eno, com’è possibile mettere insieme questi diversissimi personaggi?!
Partiamo dall’assunto che la storia dell’arte ha sempre utilizzato, oltre alle tecniche di rappresentazione più aggiornate disponibili all’epoca in cui venivano create anche dal punto di vista tecnologico, il sistema di simboli e concetti considerati “esoterici“, ovvero occulti alla conoscenza del grande pubblico (basti pensare, anche andando indietro nel tempo, all’opera di Giorgione che ha portato il suo dipinto più famoso, “La tempesta” ad avere oltre trenta interpretazioni a causa della complessa serie di allegorie utilizzate).
Voglio dare alcune dimostrazioni di quanto sia affascinante risalire la corrente del fiume di un qualsiasi movimento artistico, come possiamo considerare anche la techno music, comprendendo così, come negli altri articoli sulle contaminazioni nell’arte e sulla musica industrial, quali siano i fattori che determinano la densità di significato di un’opera.
Se ho sufficientemente ben descritto come Alvin Toffler coi suoi libri, Lo choc del futuro e La terza ondata abbia ispirato Juan Atkins nell’inventare la techno, il resto lo spiega questa traccia dei Big Audio Dynamite di Mick Jones:
Probabilmente pochi lo sanno, ma la voce in sottofondo è quella di Osho Rajneesh, e introduce la sua rivoluzionaria tecnica di meditazione catartica:
Dance, And dance so totally! That your egos melt and disappear. Dance so totally that the dancer is no more there, but only the dance remains.
You start feeling, You start swaying, you suddenly feel a rush of energy.
You would like to dance!
You would like to dance yourself. This is synchronicity!
Something has happened in you, parallel but not caused…

Facciamo il caso ora di un pezzo di David Bowie non tra i più famosi anche se un capolavoro assoluto, parliamo di ‘Station to Station’. Nel riascoltare il pezzo del Duca Bianco, fate particolarmente attenzione alla scena iniziale e poi a due versi in particolare da questo raro video del ’76:
- noterete che Bowie tiene in mano un mazzo di carte:
ebbene in quegli anni la star inglese frequentava un altro gigante, Brian Eno, ma si da il caso che poco prima Eno, assieme a un altro mostro sacro, Robert Fripp, avesse composto un album piuttosto oscuro ‘no pussyfooting’, ove in copertina si vedono i due artisti consultare un mazzo di tarocchi per prendere le decisioni riguardanti lo sviluppo dell’opera. Di lì a poco avrebbe ideato assieme all’artista Peter Schmidt un personale mazzo di tarocchi (di cui possediamo un esemplare) denominato ‘strategie oblique’, nato per eliminare i blocchi creativi. Possibile che all’interno di quel circolo di artisti venissero utilizzate frequentemente pratiche divinatorie…

- poi nel brano inserisce questi due versi:
“Here are we
One magical movement
from Kether to Malkuth”
“The return of the Thin White Duke,
making sure white stains”
Ebbene Kether (la Corona) e Malkuth (Il Regno) sono entrambi termini cabalistici raffigurati sull’Albero della Vita. In origine un simbolo mistico ebraico, venne poi adottato dai maghi dell’Occidente e dagli occultisti del Medio Evo. La foto sul retro del CD della Rykodisc mostra Bowie che disegna l’Albero della Vita sul pavimento (i circoli sono il Sephiroth con Malkuth in fondo vicino al fianco destro di David). White Stains invece è il titolo del libro di poesie di Aleister Crowley, il controverso esoterista inglese, i cui servigi dice la leggenda arrivarono, tramite le sue pratiche divinatorie, persino a Winston Churchill, attraverso le quali l’allora primo ministro inglese, ai tempi del secondo conflitto mondiale, sembra cercasse di prevedere l’esito degli eventi.
Come avete potuto apprezzare in questa disamina, per quello che può essere definito un successo pop (anche se di altissimo livello, un vertice pressoché mai più raggiunto ne da Bowie ne tantomeno da altre star meno dotate), non si sono utilizzate solo ‘banali’ tecniche di studio, ma ricerche di tipo più esoterico.
In un’ulteriore evoluzione di questo articolo dovremmo parlare quantomeno di David Tibet e dei suoi Current93, ma per ora terminiamo con un caso eclatante, che non lascia spazio a dubbi. Se in alcuni casi, quando ad esempio un gruppo metal intitola un pezzo traendo ispirazione da Edgard A. Poe piuttosto che A. P. Lovecraft, come hanno fatto i Metallica piuttosto che i Ramones, si può pensare a un’operazione “piaciona”, a un peccatuccio di gioventù, con le scelte di Jimmy Cauty e Bill Drummond, i due membri di varie formazioni tra cui la più nota, i KLF, queste ipotesi crollano in pochi istanti davanti a tanta testarda coerenza e forse una fede che è evoluta col tempo in delirio. A metà anni ’80 è iniziata per questi due artisti la fascinazione per la “Trilogia degli illuminati” della coppia di autori Shea Robert e Robert A. Wilson. Dopo una serie di mosse discutibili a livello strategico già nella prima fase della loro carriera, il prematuro scioglimento del gruppo proprio nella fase di pieno successo tra ambient, house e techno, l’aver girato nel 1991 un criptico road movie a metà tra la “trilogia della strada” di Wim Wenders e il “Pi greco” di Aronofski, The White Room, che riportiamo qua sotto, dove i due nei panni di se stessi perseguono la ricerca di un tempio del culto di Mu (mutuato dalla religione del discordianesimo) e una serie di altre mosse piuttosto sensazionalistiche negli anni successivi, non possiamo non fidarci del genuino perseguimento del messaggio presente nella saga esoterica della trilogia di Robert e Winston.
Non può esserci che un atto di fede (i temi del culto di Mu sono l’invito – non certo tacciabile di essere inopportuno – a un ritorno all’armonia col creato e alla presa di distanza dal capitalismo) ad aver convinto Cauty e Drummond a darsi come primo nome “The justified ancient of Mu” e in seguito pubblicato pezzi dal titolo “The rites of Mu”, “Waiting for the rights of Mu” e a organizzare nel 1994 una sorta di happening in Scozia ove hanno incendiato con metodo un milione di sterline; in seguito Cauty avrebbe affermato che questa era una manifesta presa di distanza dalle tentazioni del danaro:
E’ più chiaro adesso il senso di questo blog?!
Per chi ci ha seguito fin qui in questo non facile approccio, ecco una versione strumentale di una track che ha fatto epoca, anche qui sarebbe bellissimo con un balzo spaziotemporale trovarci in studio con gli Shamen (ovvero gli sciamani guardacaso – ecchettelodicoaffare?!? – ) per capire la genesi di un pezzo come questo:
…forse solo tanta droga…
…chi ha orecchi per intendere, intenda!
Bibliografia:
2023 – The Justified Ancient of Mu Mu – Faber & Faber
KLF – John Higgs – Orion Publishing Co.
L’occhio della piramide – Robert Shea/Robert A. Wilson – Shake editrice
La mela d’oro – Robert Shea/Robert A. Wilson – Shake editrice
Il leviatano – Robert Shea/Robert A. Wilson – Shake editrice
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