La storia della discoteca Movida di Jesolo e degli altri club house del nord Italia, che assieme a quelli di Ibiza e della Riviera Romagnola, sono stati i più importanti d’Europa.
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Sono passati trentanni e queste realtà appartengono perciò di diritto alla storia, ma il lato avanguardistico di questi dance-club e la loro proposta stilistica non è mai stata di fatto superata. Seconda ondata di locali “di culto” dopo La Baia Degli Angeli di Gabicce Monte e il Cosmic di Colà di Lazise: parliamo del Macrillo di Gallio di Asiago, del Movida di Jesolo Pineta, nato nello stesso locale che aveva ospitato VAT 69-WHISKY A GOGO’ (1967 – 1974) – SPAZIO 3 (1975-1982) – M 2 (1983) – EUFORIA (1984-1988) e dal 1992 il Musikò, del Ranch di Cà Noghera, primo after hour, seguito anni dopo dal Pachanga sempre in Viale Belgio, aperto per aggirare la legge regionale nel Veneto che regolamentava l’orario di chiusura dei locali notturni (vedi questo storico articolo su “La Repubblica”).

Sono le discoteche ideate dal leggendario Art-director Vasco Rigoni, il quale è partito come ci dice il suo cognome proprio da Asiago. La leggenda raccontava a suo tempo che da semplice bancario fosse arrivato a Ibiza rimanendo folgorato dal clubbing locale, e portandosi in Italia Leo Mas e l’animazione ibizenca, avesse dato – è proprio il caso di dire – il “là” al movimento in Italia. Sulla pagina dedicata a Vasco si racconta un’altra storia, menzionata dal più importante testimone dell’epoca, proprio “magic” Leo, più prosaica e anche per questo forse più attendibile. La prima line-up vide alternarsi alla consolle assieme ai resident Leo Mas e Steve Paradise, Gianluca Vianello e Massimino Lippoli, con cui Leo si conobbe anni prima a Ibiza, per poi andare a delinearsi nelle stagioni successive la formazione della Triade.

A questa sarebbe seguito, sempre in modo un po’ imperscrutabile, il ritorno di Massimino in coppia con Angelino Albanese tre anni più tardi quando nel locale partì il progetto Musikò (e il Gilda After hour poco distante sempre in Pineta, al posto del Pachanga, dove suonarono da resident anche Pier Del Vega e Stefano Noferini). L’unico indizio di lettura per questa scelta, ora che coloro che presero questa decisione non sono più con noi, è la scelta di chiamare già nelle stagioni ’90 e ’91 Flavio Vecchi dall’Emilia Romagna, nella chiave di ammorbidire il sound che si era venuto a formare. Tale fatto è testimoniato dallo stesso Vecchi nell’intervista che trovate nella storia della Riviera Romagnola sempre nelle nostre pagine.

In questo territorio vi fu a inizio anni ’90 e poi in misura magari differente ma per tutti gli anni sucessivi il fenomeno del nomadismo notturno a caccia della serata più significativa, quella ove i dj’s ospitati avevano la selezione più giusta e la musica più “di tendenza” del momento. Anzi questo termine originariamente coniato proprio per il Movida, un po’ il capostipite di questi locali, diventò nel gergo il modo di dire per definire queste situazioni in tutta l’Italia del nord. Parlando della musica suonata al Movida, possiamo dire che questa fu largamente caratterizzata dalla qualità dei DJ residenti e in particolare dallo stile eclettico Di Leo Mas come raccontato già in altri passaggi di questo tumblelog, ma nello specifico la breve era di questa discoteca ha coinciso con quella del Bleep’n’Bass inglese, con a capo su tutte l’etichetta WARP e i membri della sua scuderia, dagli LFO a Sweet Exorcist. Genere questo subito archiviato ed eclissato per anni; a questa scomparsa va aggiunto il fatto che allora anche i DJ che lo inserivano in scaletta non sapevano ancora attribuirgli una specificità e un’indipendenza dal generico fenomeno house, ricordo che anch’io all’epoca non sapevo se catalogare questi pezzi tra acid-house o techno, sempre con una sensazione di non avere completamente la questione in pugno.

Sarà un’illuminazione a cogliermi quasi trent’anni dopo, ben oltre la prima stesura di questo articolo, quando questo genere è tornato all’attenzione della stampa specializzata, culminando a fine 2019 nel saggio di Matt Anniss “Join the future” e dalla relativa e omonima raccolta musicale curata dallo stesso autore, su etichetta “Cease and Desist” appena uscita in questa primavera 2020 e riportante nel sottotitolo “Uk Bleep & Bass 1988-91” pressoché le stesse date delle esperienze Macrillo-Movida.

Giovani da ogni parte della nazione partivano alla volta di queste “cattedrali del divertimento”, incredibili i racconti di chi proveniva dal sud per trovarsi a Riccione, chi dal Piemonte o dalla Liguria per raggiungere Jesolo. Un nomadismo eccitante, in cui ci si conosceva tra gente da tutta Italia, ci si scambiava notizie, pareri e sensazioni su questo movimento che si condivideva ogni fine-settimana.
L’unico mass-media che si inseriva allora (in epoca pre-internet e pre-cellulare) nel tam-tam semiclandestino che portava la gente nei locali erano i flyer. Ragazzi di diciassette-vent’anni che si confrontavano su quale fosse la migliore traccia, il miglior disk-jockey, la migliore situazione del momento, in una maniera incredibilmente competente, che denotava un impegno nella ricerca che poteva definirsi quasi professionale, anche se il culto era seguire l’onda e partecipare alle selezioni musicali dei vari dee jay, primo tra tutti Leo-mas, seguito dagli amici della “Magica Triade” Andrea Gemolotto e Fabrice.

Tanto per rendere l’idea dell’affezione della clientela del Movida, rispetto al normale rapporto con gli altri locali, vi sarà sufficiente vedere la partecipazione della gente alla pagina del locale nel sito Yeaah, dedicato alle discoteche italiane (dove il pubblico parlava direttamente con Vasco Rigoni), rispetto a quella degli altri locali, pressochè inesistente. Questo la dice lunga di come un pensiero artistico, una visione del futuro influenzi in maniera indelebile il gusto di tutta la società circostante!

In questo excursus culturale su quanto si era progettato nei casi trattati in questo tumblelog attorno all’idea di discoteca è opportuno segnalare su che basi si svolge la storia di quegli anni, vedete al riguardo l’articolo sulla letteratura specifica in materia! Per ultimo una selezione di traccie di alcune serate tra le più importanti del Movida (trovate sempre il proseguio della serata sulla destra del canale youtube): Movida 1989 Movida 1989 Movida 1989
Movida, non volevo ma volavo!




Il sentimento di nostalgia per gli anni leggendari del Movida ci spinge a chiudere questa pagina celebrativa con l’ultimo pezzo scelto da Gemo e Leo nella serata conclusiva a suggello di un’avventura irripetibile; si tratta di Chacarpaya degli inglesi Incantation, il cui significato per il popolo Coya è guardacaso il congedo e la conseguente dispersione che avviene al termine di un Carnevale, vissuto nel nord dell’Argentina come una sorta di rito per esorcizzare le negatività: forse quello che inconsapevolmente avveniva anche nella pineta di Jesolo!
Avviate la musica, chiudete gli occhi e immaginate a questo punto di trovarvi per un istante all’interno della magica atmosfera del Movida!
Join The Future, bleep techno and the birth of british bass music – Matt Anniss – Velocity Press
P.s.: il più bel mixtape del Movida
P.p.s.: Fin qui tutto quello che viene dai ricordi, che come si sa, trattengono sempre e solo la parte migliore del passato. Ma leggendo il saggio di Claudia Attimonelli dal titolo “Techno, ritmi afrofuturisti” ho trovato il modo in cui ha stigmatizzato il fenomeno underground un’intelligente osservazione sullo stile di vita della nostra generazione, almeno meritevole di una riflessione da parte di ognuno di noi, che ormai andiamo verso i cinquant’anni o oltre e dovremmo perciò disporre di quella maturità e della conseguente prospettiva con cui mettere in discussione alcuni dei nostri passati atteggiamenti; così, andando ad invitarvi a leggere l’intera opera, molto analitica, vi riporto intanto questo passaggio:
“…il vero lusso di cui la scena house, techno e rave si è appropriata è quello di promuovere un edonismo sfrenato e fine a se stesso, che trova fondamento nel patrimonio sottoculturale della conoscenza dei nomi dei DJ sconosciuti ai profani, nel possesso di dischi white label che definiscono il raro e l’esclusivo, così come nel dispendio verbale dell’infinita varietà di sottogeneri e stili, la cui gamma ostentatamente sfoggiata trova una giustificazione nella sola ragione di sconcertare i novellini. L’eccesso di nominalismo che conduce all’autoreferenzialità dell’underground, allorché si autodefinisce come tale in contrapposizione all’odiato mainstream, conferisce al nome, all’atto del nominare, il potere controculturale che nei movimenti degli anni Sessanta veniva deputato al fare, all’azione.”
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Movida!?….SI VA E SI VOLA!
Ho vissuto la scia di quei primi anni 90 , sia al musiko’ che in altre disco del momento , e poi gli after .. Compresi quelli del gatto e la volpe (FE) o l arancia meccanica (PD) per citarne due .. Ho un sacco di foto , la tendenza musicale ed il look ricercatissimo erano la chiave della febbre da discoteca .
Si era totalmente tutto diverso e imparagonabile.
BELLISSIMOOOO MU SI KÒ
go go…movida go go! 🙂
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Grazie di tutto questo racconto,mi è venuta la pelle d’oca solo a ripensare a quegli anni al MOVIDA ,nella mia amata jesolo pineta ho passato gli anni più belli della mia vita,grazie a tutta la gente che accompagnava quelle bellissime serate !grazie di cuore alla magica triade
Il MOVIDA rimarrà sempre la numero uno,a seguire mazoom e ranch
Un abbraccio di cuore Andrea Nervo da Milano
Grazie a te Andrea per questa condivisione! E’ bello quando un articolo crea piacere in chi lo trova! Quando avrai voglia ci sono ancora raccolte alcune notizie riguardanti quella epoca incredibile che va dall’88 al ’92!
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Grazie mille per queste pagine di storia!il Movida era la discoteca più bella in assoluto,atmosfera eccezionale e locazione stupenda immersa nella magica pineta di jesolo dove io ho passato la mia gioventù e dove vi ho lasciato il cuore,ancora adesso quando porto i miei figli in vacanza venendo da Milano mi soffermo in viale Belgio a guardare le attuali case costruite al posto di quel fantastico locale e mi immergo per un attimo nel passato ricordando quello che ho combinato la dentro!serate indimenticabili in mezzo a bella gente e tanta figa per poi andare a smaltire nella spiaggia libera a trecento metri dalla discoteca più bella d’Italia
Grande Leo Mas
Andrea Nervo da Milano