Viaggio a Christiania

Christiania è un vero e proprio laboratorio sociale nato a Copenaghen nei primi anni ’70, probabilmente sull’onda lunga dei movimenti di protesta del ’68 del novecento.

…ma forse l’origine di questi luoghi è ancora più antica e possiamo ricercarla nelle utopie del XVIII secolo, a partire da ‘La città ideale’ di Tommaso Campanella o da ‘La nuova Atlantide’ di Francis Bacon, o  in un tempo ancora più remoto, nelle eresie medievali come quella dei Catari o dei primi cristiani delle catacombe!

Ho visitato questa incredibile enclave (o potremmo definirla “comune hippy”?!) dentro a Copenaghen, capitale della Danimarca, accompagnato da due italiane che lì dentro ci hanno trascorso alcuni mesi qualche anno fa. La visita perciò è stata molto accurata, svoltasi in due giornate, dove ho potuto passare pressoché per tutta l’area, entrare completamente nell’atmosfera del villaggio e conoscere alcuni protagonisti di questo microcosmo, tra cui la mosaicista, una delle persone che vi abitano da più tempo e un’artista norvegese che stava esponendo le sue opere nella locale galleria d’arte. Sono andato a visitare le varie officine artigiane che producono oggetti di design e articoli di vario genere (tra cui la famosa bicicletta danese con carrello anteriore), i locali della freetown fino al jazz club, cui ho assistito alle performance della domenica sera.

La cosa che immediatamente colpisce e interroga una persona che visiti questo ambiente senza essere immerso in questa cultura è il salto enorme di atteggiamento e di stile di vita che separa la frangia dell’umanità che ha optato per una scelta come questa e il resto della società. Ogni atteggiamento, ogni scelta è completamente differente dalle persone che i più frequentino abitualmente, e onestamente viene da pensare che la società subisca dei condizionamenti che queste persone, grazie a chissà quali esperienze della propria vita, ognuna sicuramente diversa dalle altre, siano riuscite ad affrancarsi. Vedo con una certa ammirazione la capacità che hanno avuto questi individui di fuoriuscire ed essere in grado di vedere l’esistenza da una prospettiva più asettica, molto diversa da quella dell’uomo qualunque.

Questo accomuna questi freak a quelli che ho avuto occasione di conoscere nei centri sociali, che a mio modo di vedere sono delle altre piccole nazioni utopiche, che si tratti dei più importanti e noti come il Leoncavallo di Milano, come di quelli più piccoli, come la serie di centri che ha avuto negli anni la piccola città di Feltre: la Cayenna, l’hangar zone, il laboratorio biopolitico Desir, i Magazzini Prensili e l’ultimo in ordine di tempo, ‘Il Postaz’, tutti luoghi con cui dall’adolescenza ho voluto entrare in contatto e che mi hanno dato costantemente l’impressione che all’interno vi si progettasse un nuovo tipo di società non legata a logiche di mercato, il tutto anziché  a partire da chissà che leader illuminato, dal basso: giovani senza particolari titoli accademici o provenienza aristocratica. Insomma piccole rivoluzioni, mai decisive, ma senz’altro encomiabili.

In tutti questi ambienti si è fatto peraltro sempre molta cultura, di parte osserverà qualcuno, ma sempre di buon livello, dai libri che si sono sempre trovati in vendita all’interno, alle proposte alimentari, alla musica e ai film selezionati per la visione.

Christiania, che di questi dicevamo essere il contenitore maggiore e uno dei più autorevoli, mi ha portato a un’altra considerazione. Dopo due giorni che mi aggiravo all’interno di questo universo e percepivo nel profondo la differenza di visione non di un singolo, ma dell’intera comunità, nonché della maggior parte degli ospiti che vi entrano (che non sono quasi mai turisti capitati lì casualmente e che si trovino fuori posto in quel contesto), ho colto nel profondo quale spostamento di vedute porti un’esperienza di quel tipo. Pensando a una persona che protragga l’esperienza per un periodo considerevole della propria esistenza, solo allora, a parer mio, può fare quel salto abissale tra la visione delle persone comuni e quelle dell’artista, ovvero avere un punto di vista sul presente e delle idee sul futuro che siano veramente innovatrici.

L’idea con cui sono rientrato da questo viaggio è la seguente: solo con un’esperienza di viaggio e crescita così forte è possibile aver qualcosa da dire nel campo dell’arte. Chiusi nella vita di routine e nella frequentazione delle cerchie sociali più ordinarie è assolutamente impossibile distillare il benché minimo concetto originale!

Mi piacerebbe condividere la mia esperienza con il pensiero di ognuno di voi su questo argomento che mi ha fatto riflettere profondamente su quanto diamo per scontato e assoluto!

Al termine dell’articolo, sento di dover menzionare come esperienza italiana in questo campo di sperimentazione sociale, la comunità dei Mutoid Waste Company di Sant’Arcangelo di Romagna, un gruppo internazionale di artisti dediti a riutilizzare vecchi rifiuti ferrosi per assemblare opera d’arte di genere Steampunk:

Bibliografia:

2 pensieri su “Viaggio a Christiania

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