Dovremo tenere ben presente la grande frattura generazionale tra gli old e i new consumer, intendendo per new consumers la generazione Y, i nati dal 1975 al 1984, e le successive fino ai nati di fine millennio. Questi sono e saranno consumatori i cui segnali deboli sono ancora più difficili da individuare e interpretare.
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Quello sopra-linkato è uno dei siti che introduce la tematica dei segnali deboli, branca del marketing che analizza piccoli input, input che potremmo definire ‘below the line’, invisibili ai più, possibili da percepire pressoché solo da ‘specialisti’ di monitoraggio dei trend e mediante l’intuito di questo tipo di osservatori, si tenta di ricavarne spunti per futuri prodotti e servizi.
Questo perché la caratteristica dei cosidetti segnali deboli è quella di essere emanati a ‘basso volume’ e di transitare attraverso personaggi certamente pubblici (coloro che non lo sono non vengono ripresi, fotografati, intervistati, etc.) o almeno attivi nella vita sociale, ma di un livello di celebrità o almeno popolarità normalmente non considerato dai mass-media. Il termine viene mediato dal mondo del DXing (o radioascolto), quella particolare attività svolta nel mondo radioamatoriale tesa alla ricezione nella banda media, corta o FM di segnali internazionali captati dalla ionosfera. In realtà i DXer utilizzano apparecchiature differenti dai radioamatori, non condividono con essi i ricetrasmettitori, dispongono invece di ricevitori certamente sufficientemente sensibili, ma più che altro si dotano di antenne speciali oltre che di particolari accessori per sintonizzarsi su segnali deboli e disturbati, non espressamente trasmessi per l’ascolto all’estero.
Tornando ai segnali deboli nel marketing e nella sociologia: rilevare questo tipo di input ed essere capaci di elaborarli, può aiutare nell’attuale società liquida e globalizzata a cavalcare e beneficiare del cambiamento. Ovviamente al contrario, l’incapacità di coglierne la portata di ognuno di questi segnali che possono sorgere di giorno in giorno, può far deragliare trend-setter, aziende e perfino la politica nella propria ricerca di conquistare nuovo pubblico/mercati.
Forse possiamo definirli anche “microtrend“?!?
Concetto nuovo in Italia, ma oggetto di attento studio negli States già da qualche tempo, dove vengono chiamati “weak signals”, branca degli studi sul futuro, la scienza resa celebre dal già citato Avin Toffler.
Prossimamente lo approfondiremo, ma per ora come assaggio datevi un’occhiata a uno dei blog italiani più attendibili in materia:
E visto che negli U.S.A. la materia degli studi sul futuro è presa sul serio (forse per questo hanno sempre loro la leadership su tutto ciò che prende piede nel mondo?!) ci sono siti che si occupano nello specifico dell’argomento, di cui questo è un buon riferimento, con una serie di articoli riguardanti, nello specifico, l’argomento dei segnali deboli. Per chi mastica l’inglese:
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